Scheda

Fatucci Giacobbe



Didascalia:

Dalla scheda segnaletica della Questura di Pesaro del marzo ’41.

Famigliari compresenti: /
Coniugato/a con: celibe
In Italia a: Roma
Percorso di internamento: Piobbico (PS) dal 16/3 al 15/4/'41; Piandimeleto (PS) dal 17/4 al 12/9/'41; Apecchio (PS) dal 12/9/'41 al 20/1/'42; c.di c. di Urbisaglia (MC) dal 20/1 al 3/7/'42 quando è incarcerato, prima a Macerata e poi a Sulmona. Nel marzo '43 la pena è commutata in ammonizione.
Ultima località o campo rinvenuti: Urbisaglia (MC)
Deportato: no
Ucciso in Italia: no
Dopo la fuga e/o la liberazione a: /
Fonti: ASP; ASCPM; ASCPI; ASMAC; ASCA; Car; Aula; M/M; Urb.
Presente fasc. in ASP:
Profilo biografico:

 Era commerciante e viveva a Roma. Nel ’39 è incarcerato a Regina Coeli per motivi non ancora precisati. Durante la detenzione è accusato del reato di disfattismo politico che comporta tre anni di reclusione. In merito all'accusa, la sentenza del Tribunale Speciale n.33 del 25/2/'41 recita: Alla notizia che Italo Balbo è stato abbattuto a Tobruck, un commerciante romano esclama: "Uno di meno!". Insufficienza di prove. (Disfattismo). 

L'incidente occorso  al  Governatore della Libia, Balbo, era avvenuto nel giugno del '40.  

Fatucci dunque nel febbraio '41 viene assolto dall'accusa per insufficienza di prove, tuttavia su proposta del Questore di Roma, il mese seguente  viene destinato all’internamento. La prima sede di un cammino che sarà lungo due anni, è Piobbico in Provincia di Pesaro dove Giacobbe si ritrova con un altro ebreo romano, Mario Vittorio Astrologo che l'ha preceduto di qualche mese. Ben presto i due correligionari vengono colti in infrazione in quanto una sera li si vede uscire dall’abitazione di una donna alle ore 22,15, dunque ben oltre “l’ave maria” che rappresenta il limite massimo per le uscite degli internati.

 Per tale mancanza si dispone un immediato trasferimento punitivo che per Fatucci sarà Piandimeleto, nella stessa provincia. Qui è compresente con Giuseppe Levi e Aldo Moscato con i quali probabilmente stabilisce un legame in quanto è ritratto insieme a loro in una fotografia.  In questo comune, Giacobbe è responsabile di un caso “politico” che mette in moto i fasci di combattimento del paese. L'internato segnala l’aumento arbitrario del prezzo della marmellata presso un negozietto locale e le autorità avviano serrate indagini, senza mancare di attaccarlo duramente.

 Vengono a crearsi rapporti anche tra lui e l'internata triestina Paola Castelbolognese, tanto che per aggirare la censura postale Giacobbe si serve della sorella di quest’ultima, Nives, facendola passare per la propria fidanzata. L’espediente tuttavia viene scoperto e si dispone un nuovo trasferimento. Il prefetto informa il Ministero descrivendo l’internato a tinte fosche. Forse si pensa di destinarlo a Urbania, poi convertita nel campo di concentramento di Urbisaglia (MC) dove Giacobbe giunge il 20 gennaio ’42. Qui, essendo giudicato non abbiente, viene sussidiato.

Sulla base di parere medico, l’internato chiede subito il trasferimento in un comune libero ma sia il direttore del campo che il prefetto di Macerata fanno presente che il medico del paese è troppo compiacente con i reclusi, per cui le sue diagnosi non vanno prese alla lettera: meglio indirizzare gli internati al sanitario del campo stesso.

Nel marzo seguente, dopo che le autorità si sono scambiate le dovute informazioni, Fatucci ottiene una licenza di due giorni a Trieste per incontrare Nives Castelbolognese. La ragazza ebrea, nubile, nata a Cilli in Slovenia nel 1916, era impiegata presso la ditta Ital Fruct. Fatucci ottiene poi l’autorizzazione a scriverle e lo fa costantemente. Il rapporto tra i due viene mal giudicato, in quanto lui è ritenuto un incorreggibile “dongiovanni”, ragione dei ripetuti trasferimenti. Dai connotati registrati al campo veniamo a sapere che era piuttosto alto per l’epoca, m.1,80.

Nel maggio ’42 il Ministero dell’Interno chiede se l’internato sia o meno idoneo al campo di concentramento ma non abbiamo risposta da parte delle autorità di Macerata. Lui per parte sua chiede una licenza a Roma che non gli viene concessa e domanda pure di essere mobilitato civile per poter lavorare. 

Succede però che il 3 luglio seguente venga arrestato per condanna del Tribunale di Roma del ’39 divenuta esecutiva nel febbraio ’41. Il reato consiste in cambiali false e la pena da scontare è di un anno. L'ordine di carcerazione era stato inviato dalla Questura di Roma il 2 giugno, ma non a Urbisaglia bensì alla direzione del campo di concentramento di Piobbico. All'evidente  duplice errore - a Piobbico non esiste alcun campo di concentramento e l'internato non era più nel comune - il podestà risponde che poiché nel frattempo Fatucci è stato trasferito, l'ordine è stato girato a chi di dovere.

Dal carcere di Macerata, il 7 agosto ’42 Fatucci viene tradotto in quello di Sulmona (AQ), ubicato presso l’abbazia Santo Spirito al Morrone e utilizzato per antifascisti e jugoslavi.

La pena viene revocata prima del termine per atto di clemenza del duce del marzo ’43. La questura di Roma dovrà comminargli l’ammonizione. Dopo tale data non abbiamo più notizie dell'internato.