Scheda

Fillinich Aldo



Famigliari compresenti: /
Coniugato/a con: celibe
In Italia a: Milano
In Italia da: nazione ceca
Percorso di internamento: Civitella del Tronto (TE) il 13/9/'40; Grado (TS) il 13/7/'41; Barisciano (AQ) presente il 20/5/43; Pergola (PS), dove giunge successivamente nel '43. Carcere dall’11 gennaio ’44 a data imprecisata. Fuga riuscita e ritorno a Pergola dopo la liberazione del territorio.  
Ultima località o campo rinvenuti: Pergola (PS)
Deportato: no
Ucciso in Italia: no
Dopo la fuga e/o la liberazione a: Pergola (PS)
Fonti:

APZ; APCe; ASCTS; ADPSS; Hope; A2; Bad.


Presente fasc. in ASP: no
Profilo biografico:

Su di lui presso l’Archivio di Stato di Pesaro non c’è fascicolo e i dati vengono tratti da altre fonti, non sempre concordanti tra loro nella ricostruzione dei fatti e nei dati anagrafici, in particolare giorno e mese di nascita. Sicuramente mancano dei connettivi che si spera possano pervenire in futuro.

Aldo Fillinich era nativo di Trieste ma viveva a Milano dove faceva il commerciante.

Il percorso di internamento è ricavato da Arolsen Archives - che cita Barisciano - e dal database di A. Pizzuti fino all’arrivo in Provincia di Pesaro, a Pergola, dopo due anni e mezzo di allontanamento da casa. La data approssimativa di arrivo a Pergola è desunta dal libro di memorie di Albert Alcalay il quale giunge nel comune con la sua famiglia il 15 marzo '43 e afferma dopo di loro arrivò Fillinich. A detta sua il nuovo arrivato non parlava né ceco né tedesco benché dicesse di avere nazionalità cecoslovacca, cosa che lo insospettì. Per il resto aveva modi raffinati e grande fascino.

Nel volume "La valle dei giusti e dei salvati", citato in bibliografia, sono raccolte testimonianze su Fillinich, specie in relazione alla fuga che viene collocata nel ’43 senza altra specificazione. Inoltre si ricava dalla memoria di una partigiana che  lei stessa gli portò dei medicinali nel luogo in cui si nascondeva. Fino ad allora il fuggiasco era rimasto nascosto nella frazione di Montesecco, aiutato dal parroco, poi si era trasferito in un’altra casa tra Castelleone di Suasa e Arcevia (AN). La famiglia della testimone lo riforniva di viveri e di denaro. 

Quando ai primi di dicembre ’43 la notizia dell’ordine d’arresto generalizzato degli ebrei era giunta alle orecchie degli interessati, a Pergola, diversi di loro - compresi gli ebrei residenti - si erano dati alla macchia. Così avevano fatto gli internati L. Birnbaum, M. Z. Hantwurzel e la famiglia Alcalay formata da quattro persone, i quali si erano eclissati il giorno 2 dicembre. Questo non era stato possibile a Margherita Segrè e alla madre Lucia, arrestate il giorno successivo. Ed è proprio Margherita a gettare un po’ di luce sulla vicenda di Fillinich attraverso le pagine del suo diario di reclusa.

Quando Aldo viene arrestato, Margherita si trova nel carcere di Pergola: è l’11 gennaio ’44. Tre giorni dopo ha modo di parlargli nel carcere stesso, poi viene tradotta nelle prigioni di Pesaro.

Passano due mesi. In una nota della prefettura di Milano al Ministero dell’Interno datata 15 marzo ’44 si afferma che Aldo Fillinich ha “esibito” documenti attestanti la sua non appartenenza alla razza ebraica. Siccome però la Questura di Trieste lo classifica come “ebreo boemo”, l’ufficio milanese vuole sapere da Roma cosa risulti agli atti. E visto che l’internamento era avvenuto proprio su proposta di Milano, la domanda viene motivata con gli eventi bellici che hanno distrutto il carteggio. Si aggiunge che è urgente fare chiarezza “anche per evadere una richiesta del locale comando germanico.”

Tutta da interpretare la nota sul comando germanico sapendo che l’uomo in quel frangente si trovava internato - o forse incarcerato - a Pergola. Si può pensare che quella dell’arianità fosse una carta che l’interessato tentava di giocare anche per via epistolare, infatti in Arolsen Archives si conserva traccia di lui come internato nel maggio '43 e lo si definisce ariano ex cecoslovacco. Comunque resta il fatto che a Milano i militari tedeschi si interessavano a lui con ogni probabilità in quanto ebreo.

Nel racconto di Albert Alcalay l’arresto di Aldo Fillinich è collocato un po’ più avanti nel tempo, nella primavera/estate ’44, e si dice che il “signor Angelo” - come Aldo veniva chiamato - riuscì a evadere dalla prigione. Non è escluso che si tratti di una seconda cattura. In ogni caso, il 1° ottobre seguente, quando ormai il territorio è stato liberato, l’ex internato si presenta in carne ed ossa presso il municipio di Pergola dove con atto di notorietà denuncia tutti i beni che ha perduto durante la fuga. Tra le cose elencate, anche il passaporto da cui si rileva la nazionalità cecoslovacca.

In seguito Fillinich torna a Milano dove, secondo una testimonianza raccolta a Pergola, viene assunto dalla Montecatini Edison. Dal comune di Trieste sappiamo che morì a Milano il 4/1/1964.