Scheda

Presch (Preisch) Greta Sara



Famigliari compresenti: marito e figlio adottivo
Coniugato/a con: Hes Josef Israel
In Italia a: /
In Italia da: Francoforte sul Meno, Germania
Percorso di internamento: Urbania (PS) dal 17/12/'41 al 4/12/'43, giorno della fuga. Dopo un periodo di latitanza, e dopo il ricovero in ospedale a Pesaro, viene internata il 4 marzo '44 a Urbino dove risulta ancora presente con il figliastro nell'aprile seguente.
Ultima località o campo rinvenuti: Urbino (PS)
Deportato: no
Ucciso in Italia: no
Dopo la fuga e/o la liberazione a: /
Fonti:

A1; A2; ASCU; ASCU2; Edda; ASP3, ebrei stranieri; ASSU.


Presente fasc. in ASP: no
Profilo biografico:

Presso l’Archivio di Stato di Pesaro su di lei e sulla sua famiglia non c'è fascicolo nel fondo della Questura denominato "Pratiche relative ai cittadini di origine ebraica". Il suo nome tuttavia è presente in altro deposito della questura denominato "Pratiche relative alla campagna razzista".

Qui vi è citata con il marito Hes Josef Israel in merito dichiarazione di soggiorno, di cui sono privi, e al modulo che va inoltrato al Ministero dell'Interno nel marzo '43.

Per i dati anagrafici di Greta esistono discordanze nei documenti, pertanto vengono riportate entrambe le diciture.

Il 7 dicembre '41, con passaporto rilasciato nel dicembre '39 a Francoforte sul Meno, dove la famiglia risiede, Greta entra nel Regno con il marito e il figlio adottivo Joel e conosce ben presto l'internamento a Urbania in Provincia di Pesaro. 

Durante i due anni di permanenza nel comune tiene una fitta corrispondenza con persone rimaste in Germania, alcune delle quali senz'altro legate da parentela visto che si chiamano tutte Hes: da maggio ad agosto '42 scrive a Gerda a Berlino, a Sofia a Francoforte, a Margot a Neuendorf. A settembre/ottobre '42, oltre a queste, compare Myrtil Hes che si trova a Wil, in Svizzera. Inoltre comunica con le famiglie Frischer e Nebel di Breslau.

Riteniamo che alcune delle destinatarie delle lettere siano le figlie, in quanto risulta che Greta avesse chiesto l'autorizzazione a farle entrare in Italia per unirsi alla famiglia. In proposito, il 1° maggio '42 la questura aveva comunicato il no del Ministero dell'Interno al podestà di Urbania.

Intanto, nell’ambito della revisione dei sussidi promossa da Roma nell’agosto ‘42, il comune nella veste del suo rappresentante richiede un “congruo aumento dell’indennità mensile di alloggio” per la famiglia Hes che riceve dallo Stato lire 50 mensili, mentre è costretta a pagarne 150 per una stanza con uso di cucina (per diversi mesi ne pagava 180). Dalla descrizione dell'alloggio presso casa privata emerge un quadro sconfortante: oltre all'assenza di una cucina propria, mancano il bagno e gli stessi mobili, in quanto il tutto si esaurisce in un letto e in un "divanino" per il figlio.

Forse per integrare le magre entrate, Greta dà lezioni di tedesco al figlio del segretario comunale, andando incontro a problemi per un'attività non consentita. 

L'anno seguente - 14 luglio '43 - il Questore Di Salvia fa presente al podestà che a Greta spetta il sussidio giornaliero di lire 9 previsto per gli internati, e non la metà dello stesso come previsto per la moglie semplicemente convivente con il marito internato. Tale punto, rimarcato con ogni probabilità per le difficoltà economiche della famiglia, va considerato per altri casi di coniugate, le quali all'inizio dell'internamento ricevono un sussidio inferiore rispetto a quello del marito.

Dalla voce di un'abitante di Urbania, Edda Mercatelli, sappiamo che per un periodo la famiglia Hes visse seminascosta nella soffitta dei suoi zii, Torquato Mercatelli e Antonia Maestrini, i quali non avevano figli. Forse in questo modo Greta e suo marito tentavano di risparmiare sulle spese. Lei era infermiera e si prestava ad assistere la padrona di casa assieme al giovane  medico ebreo, pure internato, che viveva nella stessa casa, un edificio vicino al convento di Santa Maria Maddalena. 

Per ricompensare la signora Antonia dell'ospitalità, un giorno Greta le offrì il proprio anello d'oro, ma l'altra lo rifiutò. Lo stesso faceva il medico ebreo, il quale curava la padrona di casa e altri pazienti senza pretendere denaro ma solo cibo. Purtroppo non ci viene definito il periodo esatto di permanenza degli Hes e dell'altro correligionario presso la famiglia Mercatelli.

Il 4 dicembre '43, giorno  successivo all'incarcerazione del coniuge, viene segnalata la fuga di Greta da Urbania assieme a quella di L. Werczler, L. Stiassny, B. Zac e P. Schwarz. L'adolescente Wolfang Joel, di cui Greta in realtà è la matrigna, dovrebbe essere con lei, anche se non è menzionato.

Da una comunicazione della questura ai carabinieri di Urbania veniamo a sapere che dopo essersi resa irreperibile, il 31 gennaio '44 lei si presentava alla sede della polizia di Pesaro perché ammalata. Il medico provinciale la faceva ricoverare in osservazione presso il locale ospedale e infine la dichiarava non idonea ad essere inviata in campo di concentramento. Pertanto il 28 febbraio '44 la si rimandava in internamento. Sul testo dattiloscritto si legge che la destinazione è Urbania, mentre una nota manoscritta recita: "Inviarla a Urbino come da accordo verbale con la Questura".

Il passaggio ufficiale da Urbania a Urbino avviene il 4 marzo '44 per decisione del nuovo Questore - M. Rossi - il quale torna sul tema del sussidio. Precisa che sarà l'Eca di Urbino a provvedere alla contribuzione, chiedendo poi il rimborso alla prefettura, ufficio ragioneria. Quanto alla sostanza, peggiora le cose perché ripartisce tra madre e figlio le 9 lire del contributo giornaliero. 

Pochi giorni dopo - 15 marzo - il problema della sopravvivenza ritorna per bocca dell'interessata. Da lei veniamo a sapere che al momento del suo allontanamento da Urbania, dopo l'incarcerazione del marito, il locale comando dei carabinieri aveva confiscato e venduto il grano assegnato alla sua famiglia, per cui “mancandole il pane e i generi da minestra per sé e per il figlio minorenne, non sa come vivere”. Fino a quel momento, dice Greta, famiglie del luogo le avevano fatto prestiti di frumento ma ora ne chiedevano “con insistenza” la restituzione.  

Il questore sollecita le autorità di Urbania - e di Urbino dove ora l’internata risiede - affinché le assicurino il vitto necessario. Agli effetti annonari è iscritta in quest’ultima città, pertanto è il consorzio agrario urbinate che deve provvedere. 

Due settimane dopo, il 28 marzo, Greta viene nuovamente ricoverata in ospedale e il ragazzo resta solo. Suo padre infatti è ancora in carcere a Urbino. A quel punto il questore dispone la scarcerazione di Josef Hes e il suo internamento a Urbania, subito rettificato con Urbino. 

Quando il 17 aprile ’44 il commissario prefettizio sollecita il consorzio agrario urbinate affinchè fornisca il vitto necessario, lo fa in riferimento all’entità della famiglia Hes, “composta di n. 3 persone” che si sono finalmente riunite.

Mancano le figlie rimaste in Germania e non autorizzate a ricongiungersi ai genitori.