Scheda

Alex Ilse



Famigliari compresenti: madre
Coniugato/a con: nubile
In Italia a: Sanremo (IM)
In Italia da: /
Percorso di internamento: Sassocorvaro (PS) dal 7/11/'41 al 3/12/'43 quando è arrestata e incarcerata. Uscita dal carcere, è di nuovo internata nella stessa sede. Fugge con la madre nel maggio '44 ma è rintracciata. Internata a Urbania (PS) fino al 15 settembre '44.
Ultima località o campo rinvenuti: Urbania (PS)
Deportato: no
Ucciso in Italia: no
Dopo la fuga e/o la liberazione a: Pesaro, poi Roma
Fonti:

ASCS; MSTo; ASCU; CS; Bib.B, Bad.


Presente fasc. in ASP: no
Profilo biografico:

Su di lei presso l’Archivio di Stato di Pesaro non c'è fascicolo ma compaiono notizie in quelli di altri internati. Dal carteggio riguardante la madre, sappiamo che nel '40 Ilse era rimasta a San Remo (IM) - con ogni probabilità per ragioni di salute - mentre la madre Elvira Braun era stata internata in Provincia di Avellino. Poi nel gennaio '41 la madre aveva ottenuto una licenza per assisterla, essendo Ilse molto malata, ed era stata presso di lei per qualche mese, finchè ai primi di novembre '41 entrambe venivano internate a Sassocorvaro.

Nel marzo '42 abbiamo traccia di una traduzione di Ilse dal paese verso Pesaro con altri ebrei. Con lei, sua madre Elvira che viene ricoverata in ospedale, e gli internati Giovanni Bondy, trasferito a Mombaroccio (PS), e Samuele Viola che, gravemente ammalato, dev’essere accompagnato a Trieste.

La ragazza nel comune di internamento, dove resta per oltre due anni, vive per un periodo presso un educandato femminile, come ricaviamo da una lettera in lingua tedesca indirizzata da Edith Meyer a Edoardo Schnürmacher, datata 27 ottobre ’43. Tra le righe, Edith parla della propria vita in convento a Sassocorvaro assieme alla signorina Alex, con la quale trascorre il tempo a suonare il pianoforte; si colgono poi riferimenti a conoscenze comuni. 

Una testimone di Sassocorvaro rammenta che "le due viennesi", com’erano chiamate in paese Ilse e la madre, vissero anche presso la famiglia Dominici. Inoltre ha ben presente che Elvira dava lezioni di pianoforte a sua sorella Marina. 

Pur avendo solo diciassette anni, il 3 dicembre '43 Ilse viene rinchiusa nelle carceri di Macerata Feltria (PS) con la madre. Arresto e detenzione le accomunano a Barer Chaia. Nel fascicolo di quest’ultima internata è contenuto il verbale di arresto con i connotati fisici di Ilse: molto piccola, esile e dai capelli rossi.

Dopo il carcere, madre e figlia tornano a Sassocorvaro, non sappiamo quando. Finché una nota del podestà al Questore di Pesaro registra che nella notte del 18 maggio '44 non sono rientrati alle loro abitazioni i seguenti internati: Braun Evira, di anni 46, la figlia Alex Ilse, di anni 18, Mayer Edith, di anni 24, Uberto Uberti, di anni 34. Aggiunge poi: "Indumenti trovansi custoditi presso ciascuna abitazione, telegrafo e telefono interrotti da vari giorni.”

Sembra di capire che la fuga possa essere avvenuta qualche giorno prima, oppure è la comunicazione ad avvenire in ritardo per cause belliche. In ogni caso, le tre fuggiasche sono riprese ben presto e risultano sussidiate a Urbania (PS). Dal registro dei rendiconti contabili ricaviamo che le erogazioni vanno dal 1° maggio '44 - inclusi dunque i giorni della fuga - fino al 15 settembre ’44. 

In base ad alcune testimonianze, Ilse, sua madre e Meyer Edith furono aiutate a fuggire da un prete, don Corrado Leonardi, e dai partigiani di Sassocorvaro e dintorni, con l’obiettivo di raggiungere il monastero di S. Chiara di Urbania e mimetizzarsi tra le suore. In realtà a Urbania furono internate ma ciò non toglie che da internate vivessero presso le monache, come si trova scritto in un appunto firmato “Il vescovo”, che indica il periodo di permanenza in convento dal 25 maggio al 14 settembre ’44.

Nell'agosto '45 la madre è ancora a Pesaro, si presume con Ilse.

Un incartamento a nome della madre è conservato presso l'archivio della Croce Rossa di Bad Arolsen. Il questionario compilato per Ilse e per la madre porta le date di nov. '47 e genn. '48. Entrambe si trovano ancora a Roma, campo di Cinecittà, presso il quale Ilse opera come infermiera, in quanto nel '46 si è iscritta all'Università, facoltà di medicina. Conosce le lingue tedesca e italiana. Sono entrambe apolidi, benchè lei in origine fosse slovena, nazionalità del padre, nativo di Lubiana.

Nel '38 viveva a Vienna con i genitori, poi nel '39 viene in Italia - a San Remo - dove si ammala. Decidono di non tornare nell'Austria occupata dai nazisti. Dopo l'entrata in guerra dell'Italia, la madre, come gli altri ebrei stranieri che si trovano a San Remo, è inviata in internamento e la figlia quattordicenne nel collegio religioso Santa Giovanna d'Arco. Poi nel '41 madre e figlia vengono destinate alla provincia di Pesaro come internate, dove restano fino alla liberazione. In seguito raggiungeranno Roma.

Per l'ingresso avevano utilizzato un passaporto cecoslovacco della durata di 8 giorni, che permise di arrivare a San Remo, dopodiché in mancanza di ambasciata ceca, ottennero da quella tedesca un visto che nel '42 venne revocato, pertanto rimasero anche senza permesso di soggiorno. Ilse si dichiara di religione cattolica.