Scheda

Ancona Paolo (caso particolare)



Didascalia:

Paolo Ancona a Venezia subito dopo la guerra. Fotografia di proprietà di Anna Ancona.

Famigliari compresenti: genitori
Coniugato/a con: celibe
In Italia a: Venezia
Percorso di internamento: Urbania (PS) dopo l'8 settembre '43. Carcere a Urbino dal 3/12/'43 al 6/3/'44. Piobbico (PS).
Ultima località o campo rinvenuti: Piobbico (PS)
Deportato: no
Ucciso in Italia: no
Dopo la fuga e/o la liberazione a: Piobbico (PS)
Fonti: ASP; CS; ASCU; TAA; Com.EV.
Presente fasc. in ASP:
Profilo biografico:

La testimonianza della sorella Anna arricchisce lo scarno fascicolo conservato presso l’Archivio di Stato di Pesaro, intestato al suo nome.

A Venezia Paolo era studente di liceo scientifico statale e nel ’38, al varo delle leggi razziali, ne era stato cacciato. Nel settembre del ’43 si trova a Cortina per convalescenza e lì conosce una ragazza di Urbania in Provincia di Pesaro, presso la quale convince i genitori a riparare in gran fretta dopo l’armistizio. Il giorno 14 gli Ancona fuggono da Venezia in treno, poche ore prima che le forze dell’ordine si presentino alla loro porta.

Sistemati nella città marchigiana grazie all’aiuto della famiglia Pupita, in breve tempo vengono individuati come ebrei e anche Paolo, benché minorenne, è fermato dai carabinieri con i genitori. Per l'arresto, che avviene il 3 dicembre '43, vale quanto detto per il padre. Rinchiuso nelle carceri di Urbino, il ragazzo vi resta fino al 6 marzo '44 quando viene giudicato dal medico provinciale non idoneo al campo di concentramento per ragioni di salute e scarcerato.

Nel frattempo Urbania aveva conosciuto il terribile bombardamento del 23 gennaio ’44 e la famiglia presso la quale era rimasta la sorellina Anna era sfollata a Piobbico, stessa provincia. Paolo quindi assieme alla madre, scarcerata lo stesso giorno, raggiunge il paese. Lì viene catturato dai soldati germanici ed è portato a Città di Castello (PG), destinato al lavoro coatto. Suo padre, scarcerato il 1° aprile, raggiunge la postazione e, spacciandosi di nazionalità tedesca visto che è perfettamente bilingue, si avvale della sua competenza di medico per farlo liberare in quanto cardiopatico.

Tornati a Piobbico, Paolo “non attende il terzo arresto”, come ricorda la sorella, e decide di unirsi ai partigiani della zona con i quali combatte fino alla liberazione del territorio. 

Poi si ricongiunge con i suoi nel paese stesso. Il 9 novembre ’44 il sindaco di Piobbico richiede al Questore di Pesaro, su istanza degli interessati, la dichiarazione che Paolo Ancona e Giacomo (Jacob) Schkolnick hanno subito tre mesi di carcere per ragioni razziali. Con ogni probabilità i due giovani avevano vissuto insieme l’esperienza partigiana, visto che con l’aiuto dei “ribelli” l’internato polacco era evaso dal carcere di Cagli (PS) nel marzo ’44, come si può leggere nel suo profilo biografico.

Nel giugno del '45 Paolo Ancona torna a Venezia con i suoi, in tempo per sostenere l’esame di maturità scientifica e superarla con il massimo dei voti. Nel ’48, dopo lunga preparazione, decide di andare a vivere in Israele e di lavorare in un kibbuz nascente. Giudicato disertore dallo Stato italiano, viene amnistiato quando dimostra la sua partecipazione alla Resistenza. Ha quattro figli, di cui due adottati, e vive secondo ideali rigorosamente comunistici.