Scheda

Coen Brenno



Famigliari compresenti: /
Coniugato/a con: celibe
In Italia a: Fermignano (PS)
Percorso di internamento: C. di c. di Campagna (BA) dal 19 giugno '40 ad agosto; c. di c. di Gioia del Colle (BA) dal 15/8/'40 al 15/1/'41; c. di c. di Isola Gran Sasso da gennaio '41; Sant'Angelo in Vado (PS) da giugno '41 al 6/10/'41 quando è trasferito in Provincia di Ascoli Piceno dove passa attraverso i comuni di Servigliano, Montegiorgio, Venarotta e Santa Vittoria in Matenano. In quest'ultima sede è ancora presente nel febbraio '43. Prosciolto nell'estate '43 con il Governo Badoglio.
Ultima località o campo rinvenuti: Ascoli Piceno (PS)
Deportato: no
Ucciso in Italia: no
Dopo la fuga e/o la liberazione a: Urbino
Fonti: ASP2, b.182 e b.190 (cart.'42); ASP3; ASCSAINV; Car; ASSU; GBis; TCVit; Ducato; Ter; Urbi.
Presente fasc. in ASP: no
Profilo biografico:

Presso l’Archivio di Stato di Pesaro su di lui non c'è fascicolo e le notizie sono tratte da altre fonti. In particolare gli viene dedicato un intero capitolo, a cura di E.Torrico e Federica Coen nel volume Urbino tra le due guerre, citato in bibliografia. Ci risulta essere l’unico caso di internamento di un cittadino ebreo della provincia pesarese.

Il suo credo repubblicano era stato sanzionato fin dagli anni giovanili quando veniva picchiato dai fascisti di Urbino e processato (nel '24) per aver gridato in piazza "Viva la repubblica che presto verrà". Per tale clima politico ostile lascia la sua città per Roma, Cagliari e poi per la Tunisia ('33), dopodiché vi fa ritorno. Nel '33 viene iscritto al Casellario politico centrale come sovversivo. 

Intanto con il varo delle leggi razziali la sorella Matilde perde l'impiego in banca e Brenno all'inizio del '39 richiede il passaporto per Francia, Inghilterra, Svizzera, Olanda e Belgio. Il Questore di Pesaro avverte il podestà di Urbino che l'interessato sta facendo una pratica "a suo completo rischio non avendo egli esibito atti di chiamata" e inoltre invita Coen a produrre un vaglia suppletivo per le spese. Il prefetto è contrario alla concessione essendo il richiedente un sovversivo antifascista "di facile parola". Infine, anche se il Ministero si esprime favorevolmente, Brenno nel maggio seguente rinuncia alla domanda.

Risulta poi un cambio di residenza all'interno della provincia: da Urbino a Fermignano e in quest'ultimo comune il giorno stesso dell'entrata in guerra dell'Italia, 10 giugno '40, Coen viene arrestato. Recluso per qualche giorno a Rocca Costanza - carcere di Pesaro - è inviato in internamento su proposta dell’autorità provinciale; il provvedimento ministeriale è del 27 luglio '40. Nelle motivazioni si sottolineano i suoi sentimenti repubblicani e il fatto che frequenti poche persone “pure dal contegno sospetto.”

Inviato nel campo di concentramento di Campagna (BA), conosce poi quelli di Gioia del Colle, stessa provincia, e di Isola Gran Sasso (AQ) e dopo circa un anno dall'allontanamento rientra nel territorio di Pesaro e Urbino, dove compare nel censimento degli ebrei del '41. Alla voce "attuale residenza" si scrive: "Concentrato a Sant'Angelo in Vado". Nei registri contabili dei sussidi erogati agli internati in tale comune, il suo nome è presente da giugno a ottobre ’41. Successivamente, nella revisione del censimento ebrei del ’42, è il podestà di Fermignano, dove Brenno aveva preso residenza, a comunicare alla prefettura la sua assenza in quanto "attualmente in comune di internamento". A quella data infatti si trova internato in Provincia di Ascoli Piceno, mentre il fratello Bruno è censito come presente a Fermignano con la moglie.

Dalle ricerche contenute nel volume Urbino tra le due guerre, sappiamo dei movimenti successivi nei piccoli comuni dell'ascolano e della sua liberazione con il Governo Badoglio, misura che era stata preceduta dalla commutazione della pena in ammonizione nel marzo '43.

Una volta a casa, Brenno chiede di poter tornare a Venarotta ed essendo un ammonito politico viene autorizzato purchè si presenti alle forze dell'ordine del posto. In realtà entra in latitanza e con ogni probabilità si dirige a Fermignano dov'era stato residente; qui viene ricordato da Giovanni Bischi, sfollato in campagna, il quale dice che per un periodo Brenno visse presso un sacerdote, don Beniamino.

Secondo un'altra testimonianza riportata da M.L. Moscati Benigni, Brenno fu ospitato a Fermo da una famiglia che vi era stata confinata perchè socialista. Si tratta dei coniugi Benedetti di Sant'Angelo in Vado, amici d'infanzia di Brenno. Poi un frate cappuccino li convinse a far trasferire Coen nel convento di San Francesco, sempre a Fermo.

E qui si inserisce la testimonianza di Carla Viterbo, in fuga  dal campo di concentramento di Servigliano (AP) con la famiglia. I Viterbo nel maggio '44 si rivolgono proprio al convento francescano di Fermo e vi trovano padre Galli e un ebreo di nome Brenno. L'incontro è rimasto impresso alla giovane Carla anche perché ebbero con il correligionario uno scambio di notizie. Fra l'altro vennero a sapere che in quel periodo Brenno viveva in convento di giorno e di notte dormiva altrove per maggior sicurezza. Padre Galli faceva parte della Resistenza e aiutò anche i Viterbo a trovare una casa in cui vivere cercando di non farsi scoprire.   

La testimonianza del presidente del CLN di Ascoli Piceno, don Gaspare Morello, completa il racconto. Egli afferma che dopo il 14 settembre '43 Brenno coopera clandestinamente con le forze antifasciste di Fermo, compresi i fatti del giugno '44, compiendo "azioni difensive e assumendo con fede e coraggio responsabilità precise". Per tale partecipazione alla Resistenza fu segnalato dai nazifascisti. 

Anche in seguito, Brenno Coen è stato sempre animato da una religiosità laica sorretta dagli ideali repubblicano-mazziniani.