Scheda

De Benedetti Guido



Famigliari compresenti: /
Coniugato/a con: coniugato
In Italia a: Genova
Percorso di internamento: Pescocostanzo (AQ), dal 19 giugno '40; Tavoleto (PS) dal 10/10/'40 al 15/1/'41, data della revoca. 
Ultima località o campo rinvenuti: Tavoleto (PS)
Deportato: no
Ucciso in Italia: no
Dopo la fuga e/o la liberazione a: /
Fonti: ASP; Car; Brog.
Presente fasc. in ASP:
Profilo biografico:

Presso l’Archivio di Stato di Pesaro il suo fascicolo è alla lettera B. 

Avvocato, già volontario della Grande Guerra e decorato al merito, De Benedetti nel giugno '40 è segnalato dal Prefetto di Genova come "Ebreo, denigratore del fascismo e della politica dell'Asse". Pertanto, essendo giudicato capace di turbare l’ordine pubblico, viene internato a partire dal giorno 19. La prima sede è Pescocostanzo in Provincia dell’Aquila. Qui la figlia Fernanda di ventun anni è autorizzata a convivere con lui a proprie spese. Dal comune di internamento egli scrive ai superiori lamentando l’estremo disagio della sua sistemazione, anche perché l’altitudine di oltre mille metri non giova alla sua salute. 

Dopo qualche mese, in ottobre, ottiene il trasferimento in Provincia di Pesaro, ma Tavoleto non è così “a clima mite” come annunciato, inoltre risulta estremamente disagiata. Questo infatti il tono dell'istanza che l’avvocato inoltra al Ministero dell’Interno appena approdato nel piccolo comune. “Se la parola internamento fosse sinonimo di sofferenze morali e materiali, la destinazione in questa località potrebbe essere equa, ma dato che lo spirito del provvedimento… non può essere quello di porre l’internato in condizioni di inferiorità morale e materiale, l’attuale condizione non può essere quale si conviene allo scrivente, essendo Tavoleto sprovvisto di ogni qualsiasi conforto”.

Il questore lo fa sottoporre a visita fiscale ma il medico lo giudica idoneo a restare dov’è. 

Altra protesta non tanto velata è quella relativa alla corrispondenza, che gli viene recapitata con ritardi di giorni in quanto deve passare dalla questura provinciale per il visto di censura. A tale proposito, De Benedetti chiede che sia lo stesso podestà a revisionare le lettere, ma ancora una volta lo si mette a tacere: si tratta di “disposizioni di indole generale” risponde il questore, ragion per cui non ha “provvedimenti da adottare”.

C’è poi una sua infrazione al regolamento che viene segnalata dai carabinieri locali. Il 3 novembre '40, lui e Ulderico Levi, “pur avendo risposto ai regolari tre appelli della giornata, si sono recati arbitrariamente nel comune di Montefiore Conca (Forlì).” Il piccolo centro, ubicato non molto lontano da Tavoleto, è ben noto agli ebrei professanti per l’antica e fiorente comunità ebraica, oltre che per figure di rilievo come Moses Montefiore, ma non possiamo dire che sia stata questa la ragione che ha indotto i due internati a contravvenire così platealmente alle regole. In conclusione vengono sottoposti entrambi a diffida.

L’avvocato è sussidiato e secondo la prefettura della sua città versa in “non buone condizioni economiche”, pertanto nel gennaio ‘41 ottiene la revoca per poter rientrare in famiglia e sollevarla dalle difficoltà. De Benedetti risulta nell’elenco dei fuggiaschi accolti dalla Confederazione elvetica durante il secondo conflitto mondiale, “per ragioni politico-razziali”.