Scheda

Guilhem Pierrette



Famigliari compresenti: figlio
Coniugato/a con: /
In Italia a: Milano
In Italia da: Clermont Ferrand, Francia
Percorso di internamento: Acquapendente (VT), presente il 21 agosto '40 e il 5 settembre '41; Canepina (VT), presente il 23 marzo '42, vi resta fino a giugno ‘42; Bolsena (VT) dal 27/6/'42 al  28/1/’43; Cagli (PS) dal 4 febbraio '43. Qui viene incarcerata nel febbraio '44 e resta reclusa fino al 13 marzo quando è di nuovo internata a Cagli.
Ultima località o campo rinvenuti: Cagli (PS)
Deportato: no
Ucciso in Italia: no
Dopo la fuga e/o la liberazione a: /
Fonti: ASP; ASP3; A1; A2; ASCC; CS.
Presente fasc. in ASP:
Profilo biografico:

E' domiciliata a Milano fin dai primi anni ’20, come scrive lei stessa. Forse successivamente si reca in Francia perchè in altro documento si dice che entra nel Regno da Clermont Ferrand il 4 maggio ‘39. Nel testo si fa cenno anche alla madre la quale viveva o andava a vivere con lei a Milano. L’anno seguente Rosa Waldmann risulta deceduta.

Pierrette, che nel riferire la propria data di nascita alterna il 1907 e il 1906, nel ’40 viene separata dal convivente al quale è unita da anni, e dal figlio Marcello Bedosti per essere internata ad Acquapendente (VT). Di qui chiede al Ministero dell’Interno che i congiunti possano visitarla periodicamente. Di fatto il figlio - nato a Trieste il 18/8/’24 - la raggiunge e per un periodo resta con lei.

In una lettera datata 5 settembre ’41, l’internata informa il padre del ragazzo che questi studia e dà gli esami. Aggiunge che dal Ministero dell’Interno e dall’Ambasciata non ha avuto alcuna risposta, e lo prega di fare di tutto per farla trasferire perché ad Acquapendente è trattata male. La popolazione “non ci può vedere”, dice, “non ne posso più, mi fanno tanto piangere, ci danno di spie, di rifiuti della società”.

Il podestà requisisce la lettera e ribatte punto per punto alla questura di riferimento (Viterbo): l’internata ha ottenuto tutto ciò che voleva; l’uomo con il quale risulta “unita illegalmente” può visitarla una volta al mese; il figlio vive presso di lei e lavora in un’officina locale; lei può andare in campagna ad acquistare uova, pollame, etc, (libertà “tollerata”) e non è affatto vero che gli esercenti del paese la trattino male.

Viene trasferita per altri rilievi da parte dei superiori e conosce ancora due comuni della stessa provincia. A Bolsena risultano internati contemporaneamente a lei gli ebrei Szpilewicz Wladimiro e Kohn Zara, fino a quando il 28 gennaio ’43 per ordine superiore tutti gli internati devono lasciare la località.

Pochi giorni dopo, lei giunge a Cagli in Provincia di Pesaro. Il suo premesso di soggiorno come ebrea straniera internata - già compilato a Milano - viene inviato al Ministero dell’Interno a cura delle autorità pesaresi nel luglio ’43; la scheda è il modello 23 S predisposto per gli straneri di “razza ebraica”.Ciò a ulteriore conferma della sua classificazione razziale, benché in due liste, una a cura della questura di Pesaro, sia considerata ariana.

L’arresto nel suo caso avviene ai primi di febbraio '44 e coinvolge lei, la Melrose, la Peruk e altri due internati. Pierrette resta reclusa fino al 13 marzo seguente, quando il medico provinciale la giudica non idonea al campo di concentramento, pertanto viene di nuovo inviata in internamento a Cagli.

Nonostante il responso del medico, una volta uscita dal carcere, la Guilhen si rivolge subito al questore provinciale per pregarlo di non essere inviata in campo di concentramento e di lasciarla nel comune come internata civile di guerra. Si fa forte del parere favorevole dei carabinieri e del presidio della GNR locale, sia per la “buona condotta” che per l’affidabilità politica del figlio. Il giovane, per volontà della madre, aveva nazionalità italiana ed era partito militare: l’otto settembre ’43 si trovava in marina e da allora era internato in Germania. Di là aveva chiesto di tornare in patria per continuare la guerra a fianco dei “camerati germanici”, pertanto avrebbe provato grande delusione nel sapere che la madre era in un campo di concentramento.

Dal registro dell'ECA di Cagli, anni 1942/'52, si riscontra che nel giugno del '45 l'ex internata era ancora sussidiata dal comune.