Scheda

Piattelli Fidia



Didascalia:

Fidia Piattelli in divisa, ritratto con gli allievi della scuola di modellismo di Reggio Emilia. Anni 1936/'37. Archivio digitale "Reggiane", Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia

 

Famigliari compresenti: /
Coniugato/a con: Overhoff Heinke
In Italia a: Roma
Percorso di internamento: Comune di Latronico (PZ) dal 10 luglio '40 al novembre seguente; C.di c. di Urbisaglia (MC) dal 16 novembre '40 al 7 gennaio '41; Mercatino Conca (PS) dal 9 al 25 gennaio '41; Macerata Feltria (PS) dal 26 gennaio '41 fino al 16 maggio '41, data della revoca. 
Ultima località o campo rinvenuti: Macerata Feltria (PS)
Deportato: no
Ucciso in Italia: no
Dopo la fuga e/o la liberazione a: Israele
Fonti: ASP; ASCMC; ASCMF; ASMAC; Piat; HP; Car; ASCRO; Urb.
Presente fasc. in ASP:
Profilo biografico:

 Fidia Yaakov Piattelli apparteneva a famiglia ebraica di antico radicamento a Roma. Il padre Ismaele, che muore nel ’15, lavorava presso la Biblioteca delle poste e telegrafi, mentre la madre Dora – di Mosè e Piazza Palmira – era stata maestra elementare. Il fratello Elio, nato nel 1911, laureato in lettere, era insegnante “provvisorio” presso le scuole ebraiche della capitale.

Fidia manifestò ben presto grandi doti. Oltre a talento in campo tecnico-scientifico, espresse spiccate capacità artistiche. Praticava la scultura del legno e suonava il violoncello.

Si laurea nel ’30 in ingegneria industriale e l’anno seguente progetta il suo primo aeroplano, un monoplano. 

Nel ’35 si sposa a Roma con Heinke Overhoff, definita ebrea tedesca di religione protestante, nata il 28 luglio 1907 a Worpswede, Germania.

Nel 1936 la coppia si trasferisce a Reggio Emilia dove l’ingegnere lavora presso le Officine Reggiane. Durante tale periodo, egli realizza numerosi progetti di aeroplani, tra cui un biplano da turismo. Nel 1938, per effetto delle leggi razziali, è costretto a lasciare l’incarico e si trasferisce a Tamion, frazione di Vigo di Fassa (TN). 

Nel giugno del ’40 il Prefetto di Trento lo segnala come sospetto di spionaggio, pertanto va allontanato da strutture militarmente importanti in quanto potrebbe nuocere agli interessi nazionali. Di conseguenza viene destinato all'internamento. Il primo comune è Latronico in provincia di Potenza, dove Piattelli è già presente nel luglio seguente.

Pochi mesi dopo, viene trasferito nel campo di concentramento di Urbisaglia in provincia di Macerata dove è classificato non abbiente e dunque sussidiato. L’arrivo è da collocarsi il 16 o 17 novembre 1940.

Il direttore del campo riceve prontamente le informazioni politiche dal questore di Trento, il quale ricostruisce la vicenda dell’ingegnere nei termini seguenti: Piattelli fu licenziato dalle officine meccaniche di Reggio Emilia “perché di razza ebraica e sospetto politico”. Nell’estate del ’39 si stabilì nel comune di Vigo di Fassa dove si fece costruire una villa appartata e dove andò a vivere con la moglie. Ora è sottoposto ad “assidua riservata vigilanza”, essendo noto anche “agli organi di Polizia Militare”. Viene detto esperto in materia aeronautica, tanto che costruisce modelli di apparecchi per studenti della disciplina e li spedisce a richiesta degli interessati. Da tale attività ricava i mezzi per vivere.

Il mese seguente, per l'esattezza il 9 dicembre, il direttore del campo Paolo Spetia, che è pure commissario capo di P. S., richiede tramite le questure di Macerata e di Potenza i documenti personali che il 10 luglio '40 furono ritirati all’internato dal podestà di Latronico. Si tratta delle tessere GUF e PNF, del congedo militare e di altre carte. Queste, una volta arrivate, vengono trattenute dalla direzione.

Pochi giorni dopo, il prefetto di Trento nell’esprimere parere contrario al rientro di Piattelli, informa il Ministero dell’Interno sulle ragioni per cui ne fu proposto l’allontanamento. Rimarca in sostanza che in provincia esistono opere militari e uno stabilimento aeronautico a Gardolo. E’ favorevole tuttavia a un trasferimento dell’internato dal campo di concentramento a una località dove possa vivere con la moglie, la quale si è rivolta al Duce con una supplica.

Ben presto, la moglie rinnova la richiesta di poter vivere con il marito a Tamion dove possiedono una piccola campagna, poi chiede la revoca stessa dell’internamento.

In merito a tali istanze, il prefetto di Trento scrive nuovamente al Ministero dell’Interno (29 dicembre), riferendo le informazioni ricevute a suo tempo dalla questura di Reggio Emilia, città in cui Piattelli era giunto il 13 maggio ’36. In seguito, essendo stato licenziato dallo stabilimento aeronautico in cui lavorava, si era trasferito in Trentino.

Queste le informazioni che giungono dalla polizia emiliana: Fidia Piattelli si è laureato a Roma, in ingegneria industriale nel ’30 e in ingegneria aeronautica nel ’32. Iscritto dal marzo ’32 al GUF di Roma e da dicembre dallo stesso anno al PNF, “è considerato come persona di dubbi sentimenti di italianità”. Nel GUF ha fatto intensa attività sportiva, fu vincitore assoluto del 1° concorso per un aliante veleggiatore, risultò primo nei pre-littoriali e si classificò terzo e quinto nei littoriali di Venezia. Dimorò in Marina di Pisa dal marzo ’35 a febbraio ’36 alle dipendenze di uno “Stabilimento Costruzioni meccaniche”, addetto all’ufficio tecnico per nuovi modelli di velivoli. Era giovane e non ebbe benemerenze, ma studiava e recensiva articoli e scritti in materia aeronautica. Fu segnalato al centro C.S. (organo militare) di Firenze perché portava a casa i suoi disegni per terminarli anche con l’aiuto della moglie. Pertanto i dirigenti lo licenziarono con il pretesto della necessità di una riduzione di personale.

Il questore di Reggio Emilia smentisce poi la moglie di Fidia Piattelli quando, nel tentativo di illustrare i meriti professionali del marito, afferma che ebbe un ruolo nell'aeroporto di Furbara e alla direzione del Secondo Salone internazionale aeronautico di Milano. Il questore precisa che Piattelli è sconosciuto in tali contesti, pertanto ritiene che si sia recato a Furbara per conto della società Fiat e Caproni, per collaudo di materiali. Più volte lo stesso ingegnere si è recato al Centro studi Esperienze della Regla Aeronautica di Guidonia per assistere a prove di volo di modelli costruiti dalle Reggiane. E nel ’31 prestò servizio per un mese presso la direzione di tale centro studi.

Unica nota positiva della relazione, il fatto che uno zio materno di Fidia, Aldo della Seta, fosse un decorato della guerra 1915-’18. Infine, la questura di Reggio sorvegliava Piattelli, d’intesa con il controspionaggio.

Il Ministero dell’Interno delibera il trasferimento dell'internato dal campo di Urbisaglia a un comune del pesarese. Inviato a Mercatino Conca, Piattelli vi resta per pochi giorni, poi con mezzi di viaggio e foglio di via - in cui si prescrive l’itinerario obbligato per Montecerignone - è destinato al comune di Macerata Feltria dove continua a percepire il sussidio statale.

Nel marzo seguente il questore raccomanda al podestà una rigorosa vigilanza sull’ingegnere essendo “noto agli organi di polizia militare che hanno consigliato di tenerlo lontano da opere militari e cantieri aeronautici”. Evidentemente la famiglia o lo stesso Piattelli chiedono il proscioglimento perché, qualche tempo dopo, il Ministero degli Interni invita l’interessato a dichiarare da chi possa essere mantenuto qualora venga liberato. Tale supporto è indispensabile, visto che sarebbe comunque diffidato dall’occuparsi del suo lavoro e dei suoi studi.

Egli coglie l’occasione per fare il nome del suocero residente a Roma, il prof. Otto Overhof, il quale potrebbe soccorrerlo e ospitarlo. Assicura poi il rispetto di quanto indica la diffida circa le limitazioni a cui dovrà sottoporsi.

Dopo le assicurazioni fornite, nel maggio del ’41 giunge la revoca per ragioni di salute.

Sappiamo che una volta tornato a Roma, Piattelli troverà il modo di mettersi al sicuro e di nascondersi, specie quando, ormai insediata la RSI, gli ebrei verranno ricercati e arrestati per la deportazione.

All’arrivo degli alleati nel giugno del ’44, l’ex internato entra a far parte della Commissione alleata per la ricostruzione dei territori liberati.

Finita la guerra, benché gli fosse stato offerta un’allettante opportunità lavorativa in USA, si trasferisce con la moglie in Israele dove gradualmente riprende la sua attività scientifica. Avvia l’insegnamento nel settore aeronautico, di cui getta le basi nel nascente Stato.

Muore nel 1957 a Tel Aviv, colpito incidentalmente nel corso di una rapina. La moglie, rimasta sola visto che la coppia non ha avuto figli, continua ad occuparsi di musica e di lingua e cultura giapponese. Animata da uno spirito di pace, decide di visitare in carcere l’assassino del marito, un giovane dalla vita travagliata, e lo aiuta a redimersi attraverso la musica.

Nel 2016 al nome di Fidia Piattelli viene intitolata la scuola di Aeromodellismo di Reggio Emilia.