Scheda

Ryza Moizek Laib



Didascalia:

Moizek Laib Ryza in uno scatto fotografico dell'anteguerra (1938 circa). Collezione Ruth Ryza, Milano.

Famigliari compresenti: /
Coniugato/a con: Milchtajch Myriam
In Italia a: Milano
In Italia da: Lodz, Polonia
Percorso di internamento: C.di c. di Ferramonti di Tarsia (CS) dal 5 settembre '40 a luglio '41; c.di c. di Alberobello (BA) da ago./sett. a ottobre '41; Pennabilli (PS) dal 16/10/'41 ad aprile '43.
Ultima località o campo rinvenuti: Pennabilli (PS)
Deportato: no
Ucciso in Italia: no
Dopo la fuga e/o la liberazione a: Svizzera
Fonti:

ASP; ASCP; A2-b.321; Fcr; TFuc; LM/AM; M/M; Brog; ASP3, ebrei stranieri jewG; Bad.


Presente fasc. in ASP:
Profilo biografico:

In Italia dal 1937, si stabilisce a Milano. Grazie al racconto delle figlie Anna e Ruth, che incontriamo nella stessa città nel 2009, veniamo a conoscenza del periodo precedente. Oltre a loro c'era una terza figlia, Bella, nata il 16/12/1923, mentre Ruth è nata il 10/05/1928 e Anna il 15/09/1929.

La famiglia aveva lasciato la Polonia nel 1920 per trasferirsi in Germania. Qui i genitori portavano avanti l'attività di pellicciai artigiani con negozio. Moizek Laib/Leone nel '35 viene incarcerato per contrasti di lavoro con un nazista che operava nello stesso settore e dopo un anno e mezzo di reclusione è espulso dalla Germania. Di qui passa in Polonia e si trattiene per qualche tempo a Lodz, sua città natale, prima di raggiungere l'Italia. 

Nell'autunno del '38 il capofamiglia si trova a Milano con le due figlie minori Anna e Ruth, intanto la moglie e la figlia maggiore Bella, rientrate in Germania, preparano la vendita del negozio e il trasferimento dei mobili in Italia. In un clima politico che diventa ogni giorno più insidioso per gli ebrei, madre e figlia vengono arrestate e deportate in una località sul confine tra Germania e Polonia, nella regione del Bent Shen, Sbonszyn/Sbaszyn, di cui alla sezione "Prima e dopo la Shoah: presenza ebraica e vittime", Polonia. Fortunatamente Myriam e Bella riescono a fuggire e qualche tempo dopo si riuniscono agli altri familiari a Milano.

Per un racconto particolareggiato si veda Con foglio di via nelle fonti pubblicate.

Nel settembre del ’40 per Moizek Laib, ebreo straniero, scatta la misura razziale dell'internamento.

Viene ristretto nel campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia (CS) - dove lavora come cuoco - e di qui per un breve periodo in quello di Alberobello (BA).

Giunge a Pennabilli in Provincia di Pesaro nell’ottobre del ’41 dove si incontra con altri ebrei internati. Nel censimento dell’anno seguente - novembre '42 - è segnalato insieme a Giacomo Aboaf, Arturo Ball, la coppia Margarethe Linser e Karl Schwarz, Zora Bijelic e suo figlio Miroslav Wilczek.

Giacomo Aboaf, da noi incontrato nel 2009, si ricorda perfettamente di Laib. Stessa cosa per alcuni anziani di Pennabilli i quali ricordano anche le figlie dell'internato polacco che andavano a visitarlo durante le vacanze estive. 

In particolare, vivo è il ricordo dei Ryza presso la famiglia Fucili, formata da numerosi fratelli e cugini. Moizek Laib abitava presso Fausto Fucili, padre di sei bambini, ed era in rapporto con tutti gli altri. Cinzia, una delle figlie di Fausto, ricorda che l'internato doveva firmare la presenza in municipio tutti i giorni e ha ben presenti due delle tre figlie dell'ospite.

Le cugine di Cinzia - Marisa e Angela - raccontano di aver indossato per anni i vestiti "alla russa" delle figlie di Leone Ryza dopo averli comperati da lui che in questo modo integrava il magro sussidio. Marisa inoltre riferisce dei suoi timori di bambina verso quell'uomo che le sembrava molto vecchio e che la "interrogava" in matematica, sapendo parlare perfettamente in italiano. Soprattutto le faceva paura il fatto che gli ebrei mangiassero topi, come si mormorava. 

Nell’aprile ’43 l'internato viene trasferito fuori provincia. Il Ministero dell’Interno evidentemente perde le sue tracce perché il 6 luglio seguente chiede al Prefetto di Pesaro/Urbino la seconda copia del modulo per soggiorno stranieri riguardante l’internato e altri cinque ebrei soggetti alla stessa misura: Birnbaum, Hantwurzel, Pacht, Karl Schwarz  e Mosè Rosenzweig.

Destinato a concludere il periodo di internamento ad Abbiategrasso (MI), Laib/Leone appena giunge a Milano si fa ricoverare presso l’Ospedale “Niguarda”. Le figlie ricordano che viene aiutato a prolungare il più possibile la degenza. L'aiuto viene dal dottor Donati, un medico che definiscono “mezzo ebreo”. Di fatto gli viene somministrata una dieta che aggrava i suoi disturbi di stomaco. 

Il dottore è da identificarsi sicuramente con Mario Donati, noto chirurgo che sarà costretto a fuggire pochi mesi dopo.

Dopo l'otto settembre '43 la famiglia Ryza, avvertita della imminente cattura da parte tedesca, fugge da Milano e con l'aiuto di un prete e di un guardiaboschi attraversa a piedi la frontiera svizzera. La notizia dell’espatrio è confermata dalla ricerca di Renata Broggini e da GewishGen dove la data dell'ingresso in Svizzera è il 28 ottobre '43.

Per due anni i Ryza vivono nella confederazione elvetica divisi tra loro: le bambine più piccole affidate a famiglie diverse di Basilea, la maggiore in altra città e i due coniugi in distinti gruppi di profughi. Alla fine della guerra, la famiglia con le tre figlie torna a Milano. Le giovani vivono per alcuni anni negli Stati Uniti, poi tornano in Italia.

All’interno dei due rami familiari dei Ryza e dei Milchtajch, cognome della moglie, si conta un numero elevatissimo di vittime della Shoah: oltre 70 congiunti sparsi per l'Europa uccisi nei lager nazisti, compresi i genitori di Liab Ryza deportati dalla Polonia e morti a Treblinka, come si può leggere in Con foglio di via, citato. La ricostruzione dei nomi della parentela e del loro destino è avvenuta grazie alla ricca e puntuale testimonianza delle figlie di Moizek Laib Ryza, in particolare Ruth.

 In Arolsen Archives compare una scheda di Laib Ryza internato a Pennabilli, ma erroneamente si attribuisce a sua madre il cognome della madre di sua moglie Myriam.