Scheda

Raymann (Rayman) Adèle Charlotte



Famigliari compresenti: /
Coniugato/a con: Theus
In Italia a: Genova
In Italia da: /
Percorso di internamento: Caldarola (MC), dal 18 luglio 1940 al 16 settembre '42; Esanatolia (MC) dal 16 settembre '42 a maggio '43; Macerata Feltria (PS) dal 17 maggio '43 e ancora l'8 febbraio '44 dopo il carcere a Urbino.
Ultima località o campo rinvenuti: Macerata Feltria (PS)
Deportato: no
Ucciso in Italia: no
Dopo la fuga e/o la liberazione a: /
Fonti:

EMF; A1; ASCMF, ASMAC; Bad.


Presente fasc. in ASP: no
Profilo biografico:

Presso l’Archivio di Stato di Pesaro su di lei non c'è fascicolo, mentre sono conservati documenti in archivio storico del comune di Macerata Feltria. 

Esiste poi un fascicolo presso l'Archivio di Stato di Macerata. Qui risulta che la Raymann fosse vedovaTheus; il cognome della madre è scritto in vari modi, anche Vallech o Van Ech.

In una lettera rivolta al Ministero dell'Interno in data 5 maggio '41 da Caldarola, l'internata chiede che le vengano fornite gratuitamente le medicine, dal momento che è indigente e sussidiata. Nell'agosto '42 vorrebbe ottenere l'autorizzazione a recarsi a Bordighera a ritirare cose personali. La richiesta, vagliata in alto loco e pure dal Prefetto di Imperia, è cassata "su conforme avviso degli organismi militari".

Dopo due anni nel comune, viene trasferita a Esanatolia. Di qui invoca subito un'altra destinazione per il clima che non giova alla sua salute e per l'impossibilità di trovare una camera. Dorme con "una straniera" in una stanza senza mobilia e deve accontentarsi di un giaciglio senza materasso e senza coperta. Sappiamo che viveva presso casa privata.

La descrizione dell'abitazione e del paese compare in una lettera del 27 ottobre '42 che giace nel fascicolo, dunque mai spedita. Adele scrive a un'altra internata, Irma Kenny Levik (Levick) a Sarnano (MC). Nel testo manoscritto si felicita con la corrispondente nell'apprendere che tra poco sarà libera, e per quanto la riguarda dice: "... se tu stai bene, io tutto il contrario, non ho mai visto un paese tanto sporco e trascurato, figurati che come gabinetto vi è una stalla ove tutti fanno i loro bisogni in famiglia, come camera sulla griglia si dorme senza alcun materasso, nemmerno la più piccola catinella per lavarsi... la porta con buchi a chiusura lampo, cioè con vecchi stracci, la cucina è all'ultimo stile 900 nel fienile, in compagnia di enormi topi i quali sono addomesticati che vengono a rendere visita alla notte... devo dividere la camera con la figlia della padrona..."

Nel marzo '43 viene ricoverata in ospedale a Camerino e vi resta per quasi due mesi. A maggio, trasferimento in Provincia di Pesaro, a Macerata Feltria. La prefettura pesarese chiede a Roma le ragioni che determinarono l'internamento e giunge per via burocratica  una nota abbastanza scarna: la Raymann venne internata da Genova dove peraltro aveva serbato regolare condotta, ma  "si sconoscono i motivi...", si ritiene che sia stata internata "perchè suddita di stato nemico." 

A Macerata Feltria sono conservati vari certificati medici e la ricevuta a suo nome della somma di Lire 375 inviatale dalla Legazione Svizzera in Roma. Questa le inoltra il denaro per conto del Governo francese, con la precisazione che la somma potrà essere riscossa a gennaio '44. Compaiono anche gli estremi del passaporto della Raymann, rilasciato il 5 agosto 1938 a Sidi Bel Abbes, allora Algeria francese. 

Nel febbraio '44 Adele è in carcere a Urbino dove viene sottoposta a visita medica al fine di valutare la sua idoneità al campo di concentramento. Evidentemente ottiene la dichiarazione di non idoneità perché il giorno 8 dello stesso mese torna in internamento nella stessa Macerata Feltria.

Nell’elenco degli internati stranieri presenti in Provincia di Pesaro alla data del 31 maggio ’43 compare come Adele Raynau, senza la specifica dell'appartenenza razziale, mentre in altra fonte è elencata tra gli ebrei internati. Un elenco - senza data - di "internati civili stranieri" in provincia di Macerata, compilato da quella questura quando la donna si trovava a Esanatolia, la definisce ariana cattolica, come pure Arolsen Archives.

Resta dunque il dubbio sulla sua appartenenza razziale. Quel che è certo è che ha subito quattro anni di limitazione della libertà senza che le autorità ne sapessero indicare con esattezza il motivo.