Scheda

Bazzini (Bazini) Riccardo



Famigliari compresenti: /
Coniugato/a con: celibe
In Italia a: Fiume (ora Croazia)
Percorso di internamento: C.di c. di Urbisaglia (MC) dal 17 giugno al 29 novembre '40; Melfi (PZ) fino a maggio '41; Macerata Feltria (PS) dal 31/5/'41 al 17/4/'43, data della revoca per "atto di clemenza del Duce", dopo la quale però resta nel comune.
Ultima località o campo rinvenuti: Macerata Feltria (PS)
Deportato: no
Ucciso in Italia: sì (suicidio)
Dopo la fuga e/o la liberazione a: /
Fonti: ASP; EMF; Urb; ASCMF; LDM; Car; A4.
Presente fasc. in ASP:
Profilo biografico:

Era commerciante e viveva a Fiume. Nel '36 viene iscritto al Casellario politico centrale e vi resterà schedato fino al 1942. Nato in Jugoslavia, di mestiere è detto "rappresentante" e come "colore politico", comunista. 

All'entrata in guerra dell'Italia nel giugno ’40, il prefetto della sua provincia lo definisce in questi termini: “Ebreo, non ha mai dimostrato di sentire italianamente.” Subito viene arrestato e internato nel campo di concentramento di Urbisaglia. Dopo undici mesi di restrizione, prima a Urbisaglia, poi a Melfi (PZ), giunge in provincia di Pesaro, a Macerata Feltria. 

Giudicato non abbiente, usufruisce del sussidio statale. Dalle numerose testimonianze raccolte nel volume Ebrei a Macerata Feltria risulta una famiglia originaria di buone condizioni economiche, ma l’interessato lamenta che gli sono stati requisiti tutti i beni.

Nel comune pesarese abita presso la famiglia del fattore Fiorini che gli ha dato in affitto una stanza, pertanto l'internato si cucina spesso “miseri piatti” da solo. Parla un italiano con leggero accento “straniero”. Qualcuno ricorda che il suo nome era legato all'isola di Cherso/Lussino e all'attività marittima. 

I rapporti con alcune famiglie del luogo diventano assidui per la lunga permanenza a Macerata Feltria e per la stessa condizione di solitudine dell'internato.

Le reiterate richieste di indumenti presentate alle autorità irritano i responsabili del Ministero degli Interni incaricati dei rifornimenti, finchè non arrivano da Fiume due valigie di abiti, fra cui uno smoking che Bazzini regala a una giovane sarta di Macerata Feltria.

Dopo la revoca dell'internamento nell’aprile ‘43, Bazzini si rifiuta di fare ritorno a Fiume e chiede di poter restare nel paese, esprimendo grande riconoscenza per la popolazione presso la quale è vissuto per due anni in relativa tranquillità. Inizialmente il Questore di Pesaro sembra disposto ad accontentarlo, poi a livello centrale - Ministero dell'Interno - e locale - Commissario prefettizio - si fanno pressioni affinché se ne vada.

Per tale rifiuto egli vive mesi drammatici, attestati da diverse testimonianze. Il suo timore è di cadere nelle mani dei nazisti.

Finché, peggiorato decisamente il clima politico con l’ordine d’arresto di tutti gli ebrei, ai primi di dicembre del '43 Bazzini assume del veleno. Portato nel vicino ospedale di Sassocorvaro, muore il 4 dicembre. Viene sepolto nel cimitero di Mercatale, fuori del recinto.