Didascalia:

Dalla scheda segnaletica della Questura di Pesaro del febbraio ’42.

Famigliari compresenti: /
Coniugato/a con: celibe
In Italia a: Milano
In Italia da: /
Percorso di internamento: Nereto (TE); Sassocorvaro (PS) dall'11/2/'42 ai primi di marzo; Mombaroccio (PS) dai primi di marzo '42 ad aprile '43; Sant'Angelo in Lizzola (PS) dal 29/4/'43 al 10/11/'43, giorno della fuga.
Ultima località o campo rinvenuti: Sant'Angelo in Lizzola (PS)
Deportato: no
Ucciso in Italia: no
Dopo la fuga e/o la liberazione a: Roma
Fonti:

ASP; A1; A2; ASCS; Man; Bad.

Presente fasc. in ASP: sì
Profilo biografico:

Non conosciamo la data d'ingresso nel Regno e l'inizio dell'internamento. Prima di tale misura di polizia era domiciliato a Milano. Viene detto commerciante e anche "costruttore".

Giunge in Provincia di Pesaro da quella di Teramo nel febbraio '42. Il suo nome è associato a quello di Lazzaro Jarach per il problema della carenza di alloggi a Sassocorvaro, comune che Bondy deve lasciare ben presto. Nel viaggio di ritorno verso Pesaro è associato ad altri ebrei internati: Elvira Braun, che viene ricoverata in ospedale accompagnata dalla figlia Ilse, Samuele Viola che dev’essere accompagnato a Trieste essendo gravemente ammalato e lui stesso che deve ricevere dalla questura provinciale le indicazioni per la nuova sistemazione.

Sarà Mombaroccio, dove resterà per oltre un anno dopodiché viene inviato a Sant’Angelo in Lizzola. Qui il 19 maggio ’43 il commissario prefettizio gli sottopone la diffida per gli internati. Ai primi di novembre,  Bondy si rende irreperibile.

Sappiamo che si converte al cattolicesimo e che viene aiutato dal vescovo di Pesaro, Mons. B. Porta. La fonte che ne riferisce sostiene che il fuggiasco dopo essersi allontanato rimase nascosto per anni in una soffitta di Mombaroccio. Sicuramente il periodo della latitanza - più breve di quello risultante dal racconto - va dal novembre ’43 alla liberazione del territorio nell’estate ’44.

Dopo la guerra Bondy trova lavoro in Vaticano.