Scheda

Grom Milan



Famigliari compresenti: /
Coniugato/a con: /
In Italia a: /
In Italia da: Novomesto, Jugoslavia
Percorso di internamento: Apecchio (PS) dal 19 giugno '42 al 5/2/'44 quando è incarcerato. Resta recluso fino a marzo '44.
Ultima località o campo rinvenuti: Apecchio (PS)
Deportato: no
Ucciso in Italia: no
Dopo la fuga e/o la liberazione a: /
Fonti:

A1; A2; ASCA; VER; Ar.ANPI; APz;Bad.


Presente fasc. in ASP: no
Profilo biografico:

Presso l’Archivio di Stato di Pesaro su di lui non c'è fascicolo e i dati sono tratti da altre fonti. Era insegnante, domiciliato a Babino Polje.

Il 3 aprile '42 entra nel Regno da Novo Mesto in Slovenia a scopo di “internamento”. Dalle pagine del diario di Leopold (Poldo) Verbovsek si ricava che i due connazionali erano insieme nella traduzione forzata dalla loro terra, avvenuta in treno con scorta militare. Si tratta di 108 sloveni, tutti destinati all'internamento nella penisola. Distribuiti nelle carrozze, erano incatenati in gruppi di otto. Secondo questa ricostruzione, il viaggio conobbe una lunga sosta nelle carceri di Padova e poi in quelle di Ferrara, Ancona e infine Pesaro e solo il 13 giugno (o il 19) iniziò l'internamento vero e proprio, a Piobbico per Verbovsek, ad Apecchio per Grom. Anche nell'ultima parte del viaggio, quella che li porta a destinazione, essi fanno il viaggio insieme e sono accompagnati dagli stessi agenti, seppure per località diverse della provincia pesarese.

Milan, ricordato da Poldo come insegnante a Loski Potok, resta ad Apecchio per oltre un anno e mezzo. Nel rinnovo dell’immatricolazione per "Soggiorno stranieri" in Italia, effettuata il 12 ottobre '43, si dice che è direttore didattico ed è definito ariano (con ogni probabilità per autodichiarazione), mentre nelle altre fonti è detto ebreo. Ad Apecchio gli vengono recapitati dalla sua patria “il vestito, le scarpe e la biancheria che egli aveva lasciato a casa propria prima dell’arresto” e per i quali aveva inoltrato istanza al Ministero dell’Interno.

Nel gennaio '44 viene disposto il suo trasferimento nel campo di concentramento di Bagno a Ripoli (FI), ma non si dà corso alla decisione nel timore che l’internato mediti la fuga. Questo si ricava dal sequestro da parte del commissario prefettizio di Apecchio di una cartolina inviata a Grom “da due sloveni” i quali gli consigliano di rivolgersi al “Comando di Firenze” per essere liberato dall’internamento.

Presso l'archivio comunale di Apecchio sono conservati i rendiconti dei sussidi ricevuti nel '43 e nel '44 fino al 5 febbraio quando Grom viene incarcerato. Nella lista dei prigionieri presenti nel carcere di Cagli alla data del 17 marzo '44 - conservata nel fascicolo Verbovsek presso l'ANPI di Pesaro - compare anche il suo nome che però non risulta tra i fuggiti in seguito all'intervento dei partigiani. Ebbene, proprio in quella data il questore provinciale ne disponeva la scarcerazione e ordinava che l'uomo fosse condotto in questura dovendogli consegnare il documento per il rimpatrio, decisione comunicata anche alla presidenza della Croce Rossa di Lubiana. Il Questore indirizza la missiva alla direzione del carcere di Pesaro, per cui si presume un trasferimento di Grom nella sede provinciale in quelle stesse ore.

La lista di cui sopra - conservata c/o l'ANPI - è in lingua slovena e la nota a fianco del nome recita che Grom era un insegnante a Babino Polje (isola di Mliet) e che torna a casa. Non si dice che è ebreo. In un passo del suo diario Verbovsek afferma invece che dopo la guerra Grom conobbe nella sua patria una tragica fine, fatto che potrebbe essere successivo o riferibile ad altri e che non ha trovato finora riscontro.