Just Herman
Dalla carta di identità rilasciata a Milano il 28 settembre ’37 e conservata in copia presso la Biblioteca “Bobbato” di Pesaro.
Famigliari compresenti: //Coniugato/a con: celibe
In Italia a: Milano
In Italia da: /
Percorso di internamento: Notaresco (TE) settembre '40; c. di c. di Ferramonti di Tarsia (CS) dal 7/5/'42 al 24/8/'42; Urbania (PS) da fine agosto '42 a settembre '43 quando fugge.
Ultima località o campo rinvenuti: Urbania (PS)
Deportato: no
Ucciso in Italia: no
Dopo la fuga e/o la liberazione a: Milano
Fonti:
A2; ASP3, ebrei stranieri; Bib.B, ASCU; ASCU2; Bad.
Presente fasc. in ASP: no
Profilo biografico:
Presso l’Archivio di Stato di Pesaro su di lui non c'è fascicolo nel fondo specifico degli internati, ma il nome compare nel fondo “Pratiche relative alla campagna razzista” per la dichiarazione di soggiorno da parte degli ebrei stranieri internati, effettuata nel marzo ’43.
Entra nel Regno nel 1936 e si stabilisce a Milano. Nella carta di identità che qui gli viene rilasciata il 28 settembre del ’37 risulta la nazionalità rumena, mentre in altro documento del dicembre '42 è detto ungherese, nazionalità iniziale.
L'internamento inizia nel '40 a Notaresco in Provincia di Teramo, dove Herman rimane fino a maggio '42 quando viene ristretto nel campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia (CS) che lascia quattro mesi dopo per ragioni di salute. Ora viene trasferito a Urbania in Provincia di Pesaro. Dalla diffida firmata all'arrivo nel comune sappiamo che conosce e parla la lingua italiana, mentre dal questionario della Croce Rossa di cui parleremo più avanti risulta che la padronanza dell'italiano è unita a quella del tedesco, dell'ungherese, del rumeno e del polacco.
A Urbania vive per un periodo presso l'albergo "Bramante", poi in casa privata con i coniugi Nagler e in seguito con Bernard Epstein.
Fin dai primi giorni Herman avvia una corrispondenza con diversi conoscenti e Enti. Si rivolge alla Delasem di Genova, scrive ripetutamente a una signora, Laura Albieri, prima a Senigallia e poi a Milano, e comunica con diversi correligionari ancora internati nel campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia, dimostrando di conoscere nel dettaglio la loro sistemazione: il 5 settembre e il 5 ottobre '42 scrive a Osias Intrater (camerata n. 11a); il giorno 7 settembre a Milek (Samuele) Morgenstern (camerata n. 4) e il giorno 25 a Davide Reissman (camerata n. 55).
A partire dal 15 settembre '42 fino a settembre dell'anno seguente riceve aiuti finanziari costanti dalla signora citata (Laura Albieri) e da altre, tutte domiciliate a Milano (Caterina Horner, Charlotte Weisz); una piccola somma gli viene anche dalla Banca d'America e d'Italia con sede a Genova.
Diverse richieste presentate dall'internato vengono respinte: il permesso di 15 giorni per recarsi a Milano e sottoporsi a operazione chirurgica, tutto a sue spese; una visita medica a Milano; la licenza a Pesaro. Quest'ultima istanza era datata 16 settembre '43 e il "no" viene motivato "date le attuali contingenze".
Nel registro degli internati sussidiati a Urbania, il suo nome è presente fino a settembre '43. Dopo questa data infatti Herman si dà alla fuga assieme all'amico Bernard Epstein. Quest’ultimo viene rintracciato e di nuovo internato, mentre Herman riesce nel suo intento. Secondo testimonianze locali, il suo allontanamento sarebbe stato agevolato da cittadini del posto che gli fecero trovare una bicicletta fuori della caserma dei carabinieri.
Ulteriori notizie si ricavano dal fondo a suo nome conservato negli archivi della Croce Rossa Internazionale di Bad Arolsen. Il questionario è datato 4 ottobre 1949, data alla quale l’ex internato risiede a Milano ricoverato presso il sanatorio di Garbagnate. Le sue condizioni sono definite "senza speranza", tuttavia nel luglio '51 è ancora presente, seppure con il problema di farsi riconoscere il diritto all'assitenza. Non ha risorse finanziarie.
Di cittadinanza ungherese (poi polacca), è solo. Entrambi i genitori sono morti in campo di concentramento.
Dal 1924 al '33 è vissuto a Francoforte sul Meno. Ha seguito gli studi inferiori e superiori in Germania, diventando ingegnare meccanico. Con l'avvento del nazismo si trasferisce nella Saar ma prima del Plebiscito del '35 se ne va anche da questa zona prevedendo la prossima annessione alla Germania. A questo punto raggiunge Milano (1936) dove lavora come rappresentante di materiale elettrico.
Nel settembre '40 viene internato sulla base delle leggi razziali italiane essendo ebreo. Non ha documenti per dimostrare il suo percorso di internamento. Gli esaminatori gli credono sulla parola quando riferisce di essere stato inviato nei campi di concentramento di Notaresco e in seguito di Ferramonti. Da settembre '42 è internato in provincia di Pesaro dove resta fino all'armistizio: nel settembre '43 fugge a Milano dove si fa passare per il signor "Giusti, profugo della Sicilia", denunciandosi così alla polizia.
Dopo la liberazione è assistito dall'UNRRA. Il 18 settembre '49 viene ricoverato in sanatorio, assistito dal Joint.