Scheda

Mondolfo Ugo (Guido)



Didascalia: Immagine tratta dalla pubblicazione "Ebrei a Macerata Feltria", di Iolanda Ferri Bianchi. Famigliari compresenti: moglie e suocera conviventi
Coniugato/a con: Sacerdote Lavinia
In Italia a: Milano
Percorso di internamento: Macerata Feltria (PS) dal 16/7/'40. E' prosciolto il 22/11/'40. La data della revoca in base ad altra fonte (CS) è molto posteriore: 17/2/'43.
Ultima località o campo rinvenuti: Macerata Feltria (PS)
Deportato: no
Ucciso in Italia: no
Dopo la fuga e/o la liberazione a: Svizzera
Fonti:

A3, b.18; ASP; EMF; ASAN.3; Car; CS; A4; GCER; Brog; BrogAS; JewG.


Presente fasc. in ASP:
Profilo biografico:

Uomo politico insigne, fratello del filosofo Rodolfo, nasce a Senigallia (AN) da famiglia agiata. Nel 1896 si laurea in Lettere a Firenze e nel 1899 in Giurisprudenza a Siena. Fin dagli anni universitari è sorvegliato dalle forze dell'ordine in quanto socialista e autore di articoli su giornali come L'avanti, Il Proletario e il numero unico de Il piccone che vede la luce a Senigallia nel 1897 in occasione delle elezioni politiche, a sostegno della candidatura di Andrea Costa.

Due anni dopo, si segnala che Guido Mondolfo ha tenuto una conferenza politica a Montecarotto (AN) in presenza di abitanti dei paesi vicini, repubblicani e socialisti. E quando nel 1900 viene sciolta l'associazione socialista di Siena, nella sede stessa sono rinvenute delle lettere che confermano la sua partecipazione attiva all'attività politica. Le lettere provengono da Cagliari dove Mondolfo insegna al liceo classico.

In questo periodo suoi articoli compaiono su La riscossa e su Il cigno. 

Nel 1910 trasferisce la residenza ufficiale da Siena a Milano dove si schiera a fianco di Filippo Turati per diventare uno dei più autorevoli esponenti del socialismo italiano, nonché risoluto oppositore delle politiche militariste.

Allo scoppio della Prima guerra mondiale dimostra la sua opposizione alla guerra, con interventi personali e comizi nella pubblica piazza, presso la Camera del lavoro o l’Università popolare. Nel 1919 in un discorso al Teatro alla Scala protesta contro l'imperialismo e l'annessione della Dalmazia da parte dell'Italia.

Diviene poi un deciso oppositore del Regime fascista, per questo ha un fascicolo a suo nome presso il Casellario Politico Centrale.

Dopo anni di insegnamento in istituti superiori di diverse province italiane, diviene docente ordinario di storia e filosofia presso i licei “Berchet” e “Parini” di Milano. E’ collocato in pensione forzatamente in seguito all’applicazione delle leggi razziali del ’38.

Il 13 giugno del ’40 viene arrestato con la moglie e altri ebrei milanesi e rinchiuso per un mese a San Vittore. La consorte Lavinia Sacerdote - di Lazzaro e di Rachele Luzzatti - era nata a Vercelli il 27/08/1872. Lei viene liberata ai primi di luglio anche sulla base dell'istanza presentata dalla madre della stessa, di 89 anni, rimasta priva di assistenza. I Mondolfo non avevano figli.

Per motivare l’internamento del professore, il Prefetto di Milano, Marziale, il 23 giugno lo presenta in questi termini: "Ebreo, socialista, tra i fondatori del Partito socialista italiano, direttore della Critica sociale nel primo dopoguerra, acceso oppositore del regime."

Pertanto, a un mese esatto dall’incarcerazione, il 13 luglio viene liberato per essere allontanato dalla città e inviato in internamento in Provincia di Pesaro. Giunge a Macerata Feltria il 16 luglio ‘40. Qui chiede e ottiene di essere raggiunto dalla moglie e dalla suocera che soggiorneranno con lui a proprie spese. Del resto lui stesso, giudicato di buone condizioni economiche, non è sussidiato.

Avendo già 65 anni, fa istanza di proscioglimento, presentando parte della documentazione con la quale aveva richiesto la discriminazione. Si tratta di benemerenze per opere sociali a favore degli sfollati e dei profughi di guerra - quella del 1915/’18 - di riconoscimenti professionali in qualità di insegnante, e di elargizioni a favore dei poveri di Senigallia da parte della sua famiglia.

A produrre qualche risultato, più di tutto questo dev’essere stato l’interessamento di Giovanni Gentile, allora senatore. A Gentile infatti sarà comunicato che per atto di clemenza del duce l’internamento di Ugo Mondolfo viene revocato. La data del proscioglimento risulta essere il 22 novembre ’40.

Tornati a Milano, i due coniugi avanzano richiesta di passaporto per l’espatrio definitivo in Argentina, avendo il professore ottenuto un lavoro come traduttore presso una casa editrice di Buenos Aires. Sappiamo che il fratello di Ugo, Rodolfo, vi era già emigrato. Il permesso viene concesso, con la sottolineatura che si tratta di ebreo socialista sposato a ebrea antifascista.

In realtà questo espatrio non avviene.

La data della revoca dall’internamento secondo alcune fonti è molto posteriore rispetto a quella che abbiamo fatto nostra. Si parla di febbraio '43, sostenendo che l'internato sia rimasto a Macerata Feltria fino ad allora, versione concorde con la testimonianza locale che rimarca la presenza dei Mondolfo in paese per almeno due anni. Tra gli abitanti c’è chi ricorda la confidenza del professore con esponenti socialisti del posto quali Antonio Santini, già deputato dal 1919 al ’21, e chi rammenta la moglie, professoressa Lavinia.

A Milano comunque  il suo arrivo è registrato il 24 novembre ’40. Poi Mondolfo torna "per brevi soggiorni" nella sua Senigallia dove mantiene delle proprietà terriere ma non più la residenza, come scrivono nel giugno '43 i carabinieri del paese natale al questore di Ancona il quale a sua volta gira l'informazione a Milano, città di residenza. 

Il questore lombardo sembra averlo perso di vista. Quando scrive - 15 giugno '43 - lo definisce "già internato" e "ivi residente", intendendo Senigallia. Vuole ottenere poi ogni notizia utile sul professore "ai fini della revisione dello schedario"... "in particolare sugli atteggiamenti politici che mantiene attualmente", vivo o morto che sia, tanto che conclude: "Nel caso sia deceduto, gradirò avere il relativo certificato di morte". 

Sembra di capire che in quel periodo il nostro non fosse assiduo o "visibile" né a Milano né a Senigallia e questo avvalora la tesi di una lunga permanenza a Macerata Feltria anche dopo la revoca, magari come sfollato o nascosto da qualche parte.

Intanto, con le misure del Governo Badoglio, il questore di Ancona richiamando le circolari "concernenti il rimpatrio degli ebrei", prega i carabinieri di Senigallia di provvedere "affinchè sia consentito al prof. Guido Mondolfo e al Colonnello Morpurgo il soggiorno in codesto comune" (14 agosto '43). Concessione del tutto superflua perché fortunatamente il professore e la moglie stanno predisponendo un altro espatrio. Risultano infatti nell’elenco dei fuggiaschi accolti dalla Confederazione elvetica “per ragioni politico-razziali” dopo l’8 settembre ’43.

Lo studioso G. Caravita sostiene che prima di andare in esilio i due perseguitati si nascosero a Cesena presso il convento del Monte e furono aiutati a espatriare dai frati stessi. Riteniamo che il nostro sia stato confuso con il prof. Emanuele Mondolfo, in realtà professore in medicina, che fu effettivamente accolto con la moglie nel convento di Cesena prima di passare la frontiera. 

Di Ugo Guido e Lavinia Mondolfo, unitamente alla madre di quest'ultima, Rachele, si parla diffusamente nelle opere di Renata Broggini dedicate ai profughi accolti in Svizzera.

Essi giunsero a Bellinzona tra novembre e dicembre '43, dopo aver superato nella notte il monte Bisbino benché tutti e tre piuttosto anziani, basti dire che Rachele Luzzatti in Sacerdote era nata nel 1852. Ci fu chi li riconobbe e li accompagnò al ricovero-ospedale di Acquarossa in  valle di Blenio, dove vissero per tutto il periodo dell'esilio senza rinunciare alle discussioni politiche e alle iniziative culturali.

In JewishGen l'arrivo in Svizzera è registrato il 21 gennaio '44.

Ugo Mondolfo morirà a Milano il 23 marzo 1958.