Ottolenghi Giorgio

Dalla scheda segnaletica della Questura di Pesaro del novembre '40.
Famigliari compresenti: /Coniugato/a con: Boeri Aurelia
In Italia a: Milano
Percorso di internamento: C.di c. di Urbisaglia (MC) dal 6/7 al 19/11/'40; di seguito Sassocorvaro (PS) dal 20/11/'40 al 30/7/'41 quando viene trasferito a Vimercate (MI) dove resta internato fino al 2 agosto '43.
Ultima località o campo rinvenuti: Vimercate (MI)
Deportato: no
Ucciso in Italia: no
Dopo la fuga e/o la liberazione a: Svizzera
Fonti:
ASP; ASCS; ACMAC; L.Pre; TSS; A4; Bpin; Urb; ANPIV; Car; Brog.
Presente fasc. in ASP: sì
Profilo biografico:
Ha un fascicolo a suo nome presso il Casellario Politico Centrale fin dal 1910. Impiegato alle poste e attivo come sindacalista, organizza agitazioni e veri scioperi, essendo segretario generale della federazione di categoria.
Già nel settembre 1921, Benito Mussolini in qualità di direttore del Popolo d'Italia auspica che "il buon signor Ottolenghi, che ha regalato all'Italia le delizie di parecchi scioperi postelegrafonici", abbandoni il paese assieme agli altri amici "sionisti". In quello stesso anno, Ottolenghi viene licenziato dall'impiego.
Anche in seguito, quando inizia a lavorare come rappresentante di materiale elettrico, viene considerato un agitatore delle folle, pericoloso per l’ordine pubblico. Il 23 giugno 1940 il Prefetto di Milano ne giustifica l’internamento con le seguenti parole: "Ebreo, ex consigliere comunale socialista". Il mese seguente rivolgendosi al direttore del campo di concentramento di Urbisaglia (MC) dove il reo è stato internato, il questore della stessa città ne sottolinea l'adesione al socialismo e la partecipazione ad agitazioni e comizi come oratore ufficiale fin dagli anni 1914/'15 e 1920/'21. Aggiunge che versa in buone condizioni economiche, pertanto nel campo deve mantenersi a sue spese.
In realtà l'internato godrà del sussidio statale. In tale prima sede di segregazione è compresente con altri ebrei italiani antifascisti costretti a vivere nelle soffitte della villa Giustiniani-Bandini, che passeranno come internati per la provincia di Pesaro. Fra questi, Giuseppe Levi, Ivo Minerbi e Odoardo della Torre.
In agosto il Ministero dell'Interno autorizza la moglie di Ottolenghi a recarsi a Urbisaglia e a trattenervisi per un giorno una volta al mese, anche al fine di consultarsi con il marito sull'andamento dell'azienda di famiglia per il commercio di materiale elettrico. Si arguisce che il permesso va richiesto ogni volta. In ottobre la prefettura milanese concede anche la visita della figlia Elisa.
Trasferito con foglio di via in Provincia di Pesaro dove secondo prassi dovrà presentarsi alla questura, nel caso presente entro un giorno, viene destinato al comune di Sassocorvaro e "sottoposto a tutte le prescrizioni per gli internati". Vi giunge assieme a Mario Spagnoletto nel novembre 1940. Per circa otto mesi resta nel comune e abita presso la famiglia Tommasoli con la quale stabilisce un rapporto di grande cordialità. Dai discendenti di tale famiglia è ancora ricordato nel 2013.
A un anno dall’allontanamento da casa viene rimandato in Lombardia ma non nel capoluogo, bensì a Vimercate. La locale Anpi conserva traccia di Ottolenghi nei due documenti seguenti.
Per presentarlo alle autorità locali, il 28 luglio 1941 il questore di Milano, Coglitore, ricostruisce la sua vita politico-sindacale. Aggiunge che "polemizzò sul giornale "l'Avanti" e più volte partecipò ai comizi di classe quale oratore ufficiale... Per il Podestà si fa presente che l'Ottolenghi dovrà essere considerato come temporaneamente costà domiciliato agli effetti del rilascio della carta annonaria cui ha diritto."
Il 14 febbraio 1942 lo stesso questore milanese invia la seguente "URGENTISSIMA" a Vimercate:
"(...) è stato segnalato che l'internato in oggetto alloggiato presso l'albergo Corona di Vimercate frequenta la compagnia di certi Sordi Giovanni, Perego Umberto, Valagussa Umberto e Magni Giovanni, coi quali giocherebbe a carte. Pregasi disporre accertamenti in merito disponendo in caso affermativo a che l'Ottolenghi venga diffidato a non frequentare abitualmente pubblici esercizi e comunque a non trattenervisi oltre il necessario, sotto comminatoria che in caso di inosservanza sarà trasferito in un campo di concentramento od in una colonia insulare. Pregasi inoltre invitare l'Ottolenghi a lasciare l'albergo e prendere alloggio in una camera mobiliata. Resto in attesa di urgente riscontro."
Liberato nell'agosto 1943 con le misure del Governo Badoglio, Ottolenghi risulta nell’elenco dei fuggiaschi accolti dalla Confederazione elvetica durante il secondo conflitto mondiale “per ragioni politico-razziali”.