Scheda

Sinigaglia (Senigaglia) Giorgio



Didascalia:

Dalla scheda segnaletica della Questura di Pesaro del luglio ’41.

Famigliari compresenti: /
Coniugato/a con: Amalia Formiggini
In Italia a: Ancona
Percorso di internamento: Serra De' Conti (AN) da settembre '40 fino a luglio '41; Macerata Feltria (PS) dal 21/7/'41 al 23/6/'42, data della revoca per "atto di clemenza del Duce".
Ultima località o campo rinvenuti: Macerata Feltria (PS)
Deportato: no
Ucciso in Italia: no
Dopo la fuga e/o la liberazione a: /
Fonti:

ASP; Car; EMF; GFOR; ASAN.2, fasc. ad nomen.


Presente fasc. in ASP:
Profilo biografico:

Diplomato ragioniere, era possidente e agricoltore. Nel settembre ’40 viene internato a Serra De' Conti in Provincia di Ancona. Di fatto è recluso nella casa di famiglia che in quel comune ha delle proprietà terriere. Nel motivare la misura di polizia, il prefetto competente nell'ottobre del 1940 sottolinea come Giorgio Sinigaglia manifesti disfattismo politico, oltre ad essere "di sentimenti antifascisti, intrigante e capace di produrre turbamento nello spirito pubblico" . Essendo benestante, l'internato non ha diritto al sussidio.

Attraverso il podestà, Sinigaglia inoltra al questore per via gerarchica la richiesta di poter preseguire nel suo lavoro. A tal fine, volendo partecipare alle fiere del bestiame nei centri vicini di Ostra e Maiolati, indica giornate, fasce orarie e mezzo di trasporto che utilizzerebbe per spostarsi, nel caso presente “bicicletta o cavallo”. Manca la risposta, ma, per analogia con altri casi, riteniamo che il permesso non venga accordato.

Poiché vive con la famiglia, l’internato deve dichiararne la composizione e lo fa ufficialmente nel novembre ‘40. Oltre alla moglie Amalia Formiggini e ai figli Carlo di 16 anni e Bruna di 10, sono talora presenti nell’abitazione i due fratelli comproprietari del fondo, Guido e Gualtiero Sinigaglia. Questi ultimi in realtà vengono autorizzati a riunirsi al fratello Giorgio una volta al mese per due giorni al massimo. C'è anche una sorella, Allegra, la quale nel '40 cessa completamente l'insegnamento privato e va a vivere con uno dei fratelli, come segnalato dalle forze dell'ordine locali alla questura.

In base alle prescrizioni di legge, l’internato ha depositato in banca il suo denaro e il relativo libretto è custodito dal podestà. La radio è stata privata della valvola. Nello stesso mese di novembre '40 viene spedita in Ancona.

Amalia Formiggini, moglie di Giorgio, ha delle proprietà terriere ad Albareto in Provincia di Modena. Queste subiscono gravi danni per allagamento e il problema coinvolge anche il caseificio annesso. Giorgio Sinigaglia allora, facendo notare l’importanza della produzione alimentare per l'Italia, chiede di potersi recare sul posto per salvare il salvabile. Il problema gli è stato esposto in una dettagliata lettera dal cognato Cesare Formiggini che vive a Bologna. Quest'ultimo, Maggiore dell’esercito, già combattente della I° guerra mondiale, era stato radiato in seguito al varo delle leggi razziali. 

Il dialogo “civile” con i superiori è destinato a infrangersi per un incidente di percorso che prende il via da una lettera anonima. Siamo nell’aprile del ‘41. A un garzone che intende emigrare per lavoro in Germania, Giorgio Sinigaglia suggerisce di non farlo perché là “si manga peggio”. Aggiunge poi che bisogna sperare di perdere la guerra per far tornare tranquillità e lavoro.

Alla grave accusa di disfattismo, il nostro cerca di difendersi come può, ma il guaio è irrimediabile. Per di più, il comandante dei carabinieri lo giudica troppo “indipendente” e vede in lui un comportamento altero e petulante. Fa notare, indignato, che l'internato “nel rendere il saluto al sottoscritto, per istrada, non ostenta la necessaria coattività del suo atto”. Anche i fascisti locali hanno una reazione di forte ostilità nei suoi confronti.

Allontanato dal territorio di Ancona, il 10 luglio '41 Sinigaglia è trasferito in internamento  a Macerata Feltria in Provincia di Pesaro. La famiglia è autorizzata a vivere con lui a proprie spese. In realtà l’internato ottiene lunghi periodi di licenza per forte prostrazione psicologica. A dicembre, il medico provinciale di Ancona lo giudica non idoneo a sopportare il regime dell’internamento, avendo bisogno di quiete e dell’ambiente domestico.

Giorgio Sinigaglia compare ancora in una lista di internati nel comune di Macerata Feltria il 24 aprile ’42. In realtà si trova in malattia presso la famiglia fino a tutto maggio e si attendono le indicazioni del ministero dell'Interno per il suo destino. Nel giugno seguente giunge notizia della revoca dell’internamento per atto di clemenza del duce. La squadra politica dovrà disporre la vigilanza nei suoi confronti.

Resta da scoprire dove si sia nascosta la famiglia nei due anni seguenti, quando scatterà l'ordine d'arresto di tutti gli ebrei.