Scheda

Weiss Alfons



Didascalia:

Dalla scheda segnaletica della Questura di Pesaro del febbraio '43.

 

Famigliari compresenti: madre
Coniugato/a con: celibe
In Italia a: /
In Italia da: Lubiana, Jugoslavia
Percorso di internamento: Cantiano (PS) dal 23/2/'43 al 3/12/'43 quando è incarcerato a Cagli (PS). Vi resta fino al 3/2/'44. Internato nuovamente a Cantiano e ancora incarcerato a Cagli.
Ultima località o campo rinvenuti: Cantiano (PS)
Deportato: no
Ucciso in Italia: no
Dopo la fuga e/o la liberazione a: Cantiano (PS)
Fonti:

ASP; Ar.ANPI; A1; A2; ASCC; Bad.


Presente fasc. in ASP: no
Profilo biografico:

Presso l’Archivio di Stato di Pesaro su di lui non c’è fascicolo, mentre esiste quello della madre Edvige.

Era rappresentante di commercio e come il fratello Ciril era domiciliato a Budrovci (Jugoslavia, oggi Croazia). In Arolsen Archives come nazionalità è detto ex-jugoslavo.

Internato a Lubiana con lui e con la madre fin dall’ottobre del ’42, non voleva fare ritorno nel paese di residenza dove sarebbero andati incontro “a sicura morte” per mano degli ustascia.

La sua vicenda è identica a quella di Ciril. Passa il confine attraverso Postumia il 20 febbraio ’43 e viene internato a Cantiano (PS). Quando il 3 dicembre ’43 scatta l’ordine di arresto generalizzato, viene fermato e incarcerato a Cagli (PS). Vi rimane due mesi.

Nel registro di Protocollo del comune di Cagli, anno 1944, compaiono annotazioni riguardanti lui e il fratello. In particolare, il 27 gennaio '44 i loro documenti sono inviati a Cantiano "per competenza", forse in previsione della prossima scarcerazione.

In seguito è  di nuovo inviato a Cantiano, dove viene subito arrestato perché idoneo al lavoro e rispedito nello stesso carcere. Non sappiamo esattamente quanto resti recluso. 

Un fatto lo collega all’internato Leopold Verbovsek. Questi annota nel suo diario conservato presso l'ANPI di Pesaro, che il 15 marzo ’44 gli viene recapitata una lettera dei prigionieri ristretti nel carcere mandamentale di Cagli scritta in croato da uno di loro. Vi sono reclusi alcuni ebrei, degli inglesi e diversi jugoslavi, alcuni dei quali montenegrini. Chiedono di essere liberati con urgenza per imminente pericolo di cattura da parte tedesca. 

Poldo interviene due giorno dopo, il 17 marzo, con un gruppo formato da sole tre unità. Dell’episodio abbiamo anche il resoconto di parte fascista. Il rapporto della  GNR di Cagli all'omologo presidio di Pesaro registrerà l’evasione di sei internati, di cui quattro slavi e due ebrei, Bianchi/Weisz Ervino e Schkolnik Jacob. 

La lista dei presenti, allegata alla memoria di Verbovsek, conta 18 persone. Dunque almeno 10 di queste non vogliono uscire, forse per paura, dal momento che Poldo è vestito da fascista e armato vistosamente. Lui scrive che gli ebrei liberati sono tre – ma fa solo il nome di Schkolnik - e gli  jugoslavi  cinque. Fra coloro che non risultano fuggiti compaiono i nomi degli ebrei: Georg Gottesmann, Ciril e Alfons Weiss, fratelli, e coniugi Goldberg. Inoltre, compare ilnome di Milan Grom, il quale qui non è definito ebreo. I fratelli Weiss nella lista sono detti ebrei tedeschi.

 Noi sappiamo che nel giro di pochi giorni gli internati saranno fatti sfollare dalla città di Cagli a causa degli eventi bellici, decisione presa dalle autorità. Dopo la guerra Alfons è ancora nel comune di Cantiano, tanto che risulta una sua richiesta di sussidio nel ’46.